Assassinio a Venezia – Recensione

3.5/5

Kenneth Branagh, alla sua terza interpretazione del celebre detective Hercule Poirot, presenta “Assassinio a Venezia”, un film che si distacca dal tradizionale giallo di Agatha Christie per esplorare territori più oscuri e inquietanti. Mentre i due film precedenti, “Assassinio sull’Orient Express” e “Assassinio sul Nilo”, si concentravano sull’approfondimento del lato umano di Poirot, “Assassinio a Venezia” si spinge oltre, mettendo costantemente in discussione le certezze dell’investigatore.

Il film inizia con Poirot che si è ritirato a Venezia per una pensione meritata, cercando di allontanarsi dai casi di omicidio nonostante molte persone cercino il suo aiuto. Tuttavia, una vecchia amica, la scrittrice di gialli Ariadne Oliver, lo coinvolge in un caso insolito: una casa infestata dallo spirito di una giovane suicida, un gruppo di persone legate alla sua morte e una seduta spiritica per comunicare con il fantasma. Poirot, uomo di scienza e logica, inizialmente non crede a questa storia, ma la sua curiosità lo spinge a indagare, portandolo a una notte di delitti misteriosi e eventi paranormali.

“Assassinio a Venezia” si distingue dai film precedenti per il suo approccio al genere giallo. Il film abbraccia una tonalità più thriller e persino horror, offrendo una narrazione imprevedibile e affascinante. La regia di Kenneth Branagh, che esplora Venezia in una luce notturna, cupa e gotica, gioca un ruolo fondamentale nel creare un’atmosfera inquietante e inquietante. Questo Poirot è diverso, in quanto si trova ad affrontare eventi paranormali che sfidano la sua logica e la sua deduzione.

Nonostante l’ambiziosa patina horror, il film potrebbe non avere la stessa attrattiva dei precedenti casi di Poirot, a causa di una trama che potrebbe sembrare prevedibile prima della rivelazione finale. Tuttavia, “Assassinio a Venezia” merita comunque di essere visto per la sua audacia nell’esplorare nuovi territori e per l’ambientazione tenebrosa e affascinante. È un tentativo riuscito di portare Poirot in un territorio inesplorato, unendo il fascino estetico di Venezia con un mistero sovrannaturale.

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